martedì 29 novembre 2011
Che cos'è un Michael Golden?
Il Michael Golden è un disegnatore di quelli rari, ecco cosa è.
Ci sono alcuni fenomeni che rappresentano dei punti di svolta nel fumetto. La loro produzione diventa oggetto di culto tra gli addetti ai lavori. Diventa oggetto di affannose ricerche, di attese spasmodiche per l'uscita di un nuovo lavoro. Diventa il pane quotidiano con il quale ci si nutre.
Così, su due piedi, mi vengono in mente gente come Caniff e Toth, che hanno rappresentato questo punto di svolta per la generazione di disegnatori precedente a quella cresciuta negli anni ottanta.
Negli anni ottanta invece il fumetto americano, in particolare quello supereroistico, diciamo che languiva. Una lunga serie di disegnatori mediocri o di onesti mestieranti si davano da fare come matti per portare nelle fumetterie ogni mese l'albetto che il solido appassionato si aspettava. Ma diciamocelo io me lo ricordo come un periodo buio tutto sommato. Roba che quando arrivava un episodio di Ron Frenz su Spiderman c'era da stappare lo spumante e Ron Frenz per me rientra nella categoria del buon mestierante.
Comunque, in tutto questo piattume ci si ricorda anche belle cose qui e là ovviamente, ma col senno di poi secondo me tutto ebbe inizio da UN Michael Golden. Lui era la fiammella viva sotto la cenere di quegli anni.
Quando appare sulla scena alla fine degli anni 70 su Batman Family, mette subito in chiaro un paio di cose. Intanto la necessità di svecchiare il linguaggio della narrazione e di conseguenza di svecchiare anche il linguaggio visivo. Fino a quel momento si era abituati a vedere le cose come le vedevano Kirby o Romita. Completamente fuori di testa e slegato dalla realtà l'uno, assolutamente rigoroso l'altro. Il disegnatore medio di quel periodo guardava questo, ma non aveva la sensibilità per capire dove tutto questo potesse portare.
Golden invece lo sapeva.
Nelle sue tavole fa muovere i suoi personaggi in modo più dinamico avendo appreso la lezione di Neal Adams, ma le inquadrature diventano più cinematografiche e con una ossessiva ricerca del dettaglio tutta tesa verso una nuova rappresentazione del reale. Una rappresentazione che riempia gli occhi come le favolistiche architetture di Kirby, ma che al contempo sia rigorosa e dettagliata come Romita... ma meno vecchia. E questo per rimanere nell'ambito americano, perché secondo me un occhio al mondo Giapponese lo ha buttato, prendendo tutto quello che gli serviva. Perché alla fine è così che fanno i grandi.
Così con una produzione fumettistica tutto sommato meno ampia di quella dei suoi predecessori che hanno fatto scuola e tutta compresa nel periodo di un decennio (o poco più), Golden ha iniziato la rivoluzione del fumetto degli anni novanta.
Ok, questa è un affermazione forte e me ne prendo tutta la responsabilità, ma non riesco proprio a non vedere tracce di Golden in McFarlane, Jim lee, Rob Liefeld e Jim Valentino. Senza Golden non ci sarebbe stato Arthur Adams, ma neanche Jason Pearson e Chris Bachalo. Tutti disegnatori che oggi, se non fanno scuola, sicuramente hanno qualcosa da dire di interessante sul fumetto.
Golden oltre ad aver disegnato Batman Family e Mr.Miracle per la DC ha sfornato anche una run di 12 numeri dei Micronauti, ha disegnato un Marvel Fanfare con protagonisti Hulk, Spiderman e Nick Fury che ancora mi fa sbavare, ma soprattutto quel capolavoro di The Nam, anche qui tredici numeri di puro godimento. Oltre a quattro numeri di Spartan X per la Image(vera bibbia del disegnatore moderno) ha disegnato e disegna varie cover per Marvel e DC.
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